Differenze lessicali maggiori


Introduzione

Quantunque la lingua còrsa sia una lingua italo-romanza di cui  il ministro della repubblica francese (oriundo còrso) Alexandre Sanguinetti definì « toscano in bocca romana » ; e il linguista Niccolò Tommaseo « dialetto italiano più schietto e meno corrotto » (come si dice in Italia dell’italiano migliore); è ovvio che dal còrso all’italiano letterario ci sono delle differenze.. Diversamente non ci sarebbe lingua corsa * !

Alcune delle differenze più notevoli (i cosidetti « falsi amici »), ho voluto rammentare nel testo seguente

* Del resto per me, non ci sono differenze frà lingua e dialetto, una lingua è un dialetto che è riuscito.

 
Testo in Corso

Francesca era una zitella (1) chì per seguità (2)  i s'amichi, andava à caccighjà (3)  cun elli. S'era accattatu (4) un fucile in Bastia e cusì si ne cullava (5)  in paese à caccia cun i so cumpagni. A casa famigliale era appena  (6) chjuca, dunque ella per chjinassi (7) s'era arrangiata una cameruccia in granaghju (8). Era a figliulina (9)  di Matteu e questu quì, a si vulìa marità cun Petru, perchè era un bon partitu. Ella truvava à Petru simpàticu e ridìculu (10), ma cun u so nazone e e so anche (11) corte era propriu goffu (12). In più s'arricurdava che da zitellettu (1)  era statu un veru subissu (13)... Una volta per stuzzicalla, a chjose in mandria (14)  tutta a matinata cù e pecure, quand'ella uscì, era tutta brutta (15)  e puzzava di pecurinu, per cacciassi (16)  ss'odore d'addossu, li s'era vulsutu un bon bagnu !
Unn'averìa micca spusatu à Petru, quessa n'era sicura, duvissi puru stàssine figlia (17) !
Di tutta manera, in paese l'omi ùn li piacìanu micca, quindi (18)  i giuvanotti eranu troppu pocu raffinati ; eppò stasera li sentìa (19) un pede perchè avia marchjatu troppu, ùn vulìa pensà à matrimonii o affari simuli. Tandu (20) a so surella avìa scuntratu (21)  u maritu per 'ssa piaghja (22),  allora ella ùn s'impenserìa micca per quessi l'affari.

 
Stesso testo in italiano

Francesca era una ragazza che pur di seguire i suoi amici andava a cacciare con loro. Aveva comprato un fucile a Bastia e così se ne saliva al paese a caccia coi suoi compagni. La casa famigliare era un pò piccola, quindi ella per coricarsi, si era sistemata una cameruccia in soffita. Era la nipote di Matteu e costui la voleva maritare con Petru, perché era un ragazzo perbene. Lei trovava Petru simpatico e divertente, ma col suo nazone e le sue gambe corte era proprio brutto. Inoltre si ricordava che da ragazzino era stato un vero monellaccio... Una volta per stuzzicarla la chiuse nel ovile per tutta la mattinata con le pecore, quando uscì, era tutta sporca e puzzava di pecora. Per levarsi quell'odore di dosso, le si era voluto un buon bagno !
Non avrebbe sposato Petru, di ciò era sicura, dovesse pure rimanere zitella !
Ad ogni modo, in questo suo paese gli uomini non le piacevano affatto, da quelle parti i giovanotti erano troppo poco raffinati ; e poi quella sera le doleva un piede perché aveva camminato troppo, non voleva pensare a matrimoni o a cose del genere. Tempo fà sua sorella aveva incontrato il marito laggiù in pianura, quindi lei non si preoccupava di simili occorenze.

(1) Non zitella ma ragazza. Ragazza si dice « figlia » o « vechja figlia ».
(2) Non seguitare ma seguire.
(3) Cacciare, nel senso andare a caccia.
(4) Non accattare ma comprare (si usa solamente in Bastia ; altrove diciamo : cumprà). Accattare si dice « chere » o anche « mendicà ».
(5) Non cullare ma salire. Cullare si dice « azzicà » oppure « annannà ».
(6) Non già appena ma « un pò ».
(7) Non chinarsi ma coricarsi, andare a letto. Chinarsi si dice « ghjimbassi » o « ghjuncassi » o più speso « calassi ».
(8) Non granaio ma soffitta.
(9) Non la piccola figlia ma la nipote, cioè la figlia del figlio o della figlia. La figlia del fratello o della sorella dicesi nipote pure in còrso.
(10) Non ridicolo ma divertente, buffo
(11) Non il fianco ma la gamba, benché si diga anche la gamba (specie in Bastia).
(12) Non goffo ma brutto. Goffo si dice « sgalabbatu ».
(13) Non subisso ma monellaccio, violento.
(14) Non mandria ma ovile. Una mandria si dice semplicemte « banda ».
(15) Nella regione di Corsica qui contemplata Non brutta ma sporca, e ivi  « brutta » dicesi « goffa ». Tuttavia in altre zone « bruttu » ha lo stesso significato dell’omonimo italiano.
(16) Togliersi, levarsi. « Caccià » in lingua còrsa non ha altro significato.
(17) Non figlia ma nubile, zitella. La figlia si dice « a figliola » come in toscano popolare.
(18) Da queste parti. « Quindi » non ha mai significato temporale.
(19) Verbo intransitivo Dolere. transitivo assume lo stesso significato dell’italiano.
(20) Allora, in quel tempo, con riferimento al passato o al futuro.
(21) Non scontrare ma incontrare.
(22) Non piaggia ma pianura. « A piaghja Urientale » si stende da Bastia a Solenzara ricca regione agricola.

 
Conclusione

Come vedete, ho faticato per  aggregare in un testo assai falsi amici (la lista non è qui esauriente, ma questi sono i più comuni che mi sono venuti a mente) !

Comunque sia trà le due lingue di cui sopra, i « veri amici » sono molto più numerosi dei falsi. Quindi è erratissimo dire che  la lingua còrsa nuoce allo studio della lingua italiana (o viceversa) anzi lo serve !

Bisognerebbe adesso profittare di ciò per un aprendimento congiunto dei due idiomi e non considerare l’italiano come una qualsiasi lingua straniera. O peggio, vedere in quest’ultima una minaccia nei confronti del còrso per via della loro intercomprensione .

J.-P. Giovannoni

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